Lo scorso settembre 2022 è stato pubblicato un documento di ricerca curato da Steve MacFeely e altri autori del quale desideriamo di seguito riportare un estratto (appositamente da noi tradotto in italiano) molto interessante dal punto di vista delle attività in corso per la realizzazione della piattaforma DYDAS:
“La CCSA (Committee for the Coordination of Statistical Activities) ha sostenuto che un Global Data Compact (GDC) potrebbe fornire un quadro per garantire che i dati siano salvaguardati come bene pubblico globale e come risorsa per raggiungere uno sviluppo equo e sostenibile. Questo patto, promuovendo obiettivi comuni, contribuirebbe a evitare la frammentazione in cui ogni paese o regione adotta il proprio approccio alla raccolta, archiviazione e utilizzo dei dati. Un approccio coordinato darebbe alle persone e alle imprese la certezza che i dati per loro rilevanti comportano protezioni e obblighi, indipendentemente da dove vengono raccolti o utilizzati…
I principi e gli standard universali dovrebbero stabilire gli elementi della gestione e condivisione responsabile ed etica dei dati e dei prodotti di dati. Il patto dovrebbe anche andare oltre la semplice definizione di principi etici e creare un’architettura globale che includa standard e incentivi per la conformità. Tale architettura potrebbe essere la base per ripensare l’economia dei dati, promuovere dati aperti, incoraggiare lo scambio di dati, promuovere l’innovazione e facilitare il commercio internazionale. Dovrebbe basarsi sul canone esistente dei diritti umani internazionali e su altre convenzioni, leggi e trattati che stabiliscono principi utili e meccanismi di conformità.
Un tale patto richiederà un nuovo tipo di architettura globale. I moderni ecosistemi di dati non sono controllati solo dagli stati, quindi qualsiasi accordo di tipo Compact, Convenzione di Ginevra, Commons o Bretton Woods richiederà una moltitudine di parti interessate e firmatari: stati, società civile e almeno il settore privato. Questo sarebbe molto diverso da qualsiasi accordo internazionale attualmente esistente. Pertanto, per supportare un GDC, potrebbe essere necessaria una nuova istituzione o piattaforma globale per riunire le numerose comunità di dati ed ecosistemi, che comprendono non solo i governi nazionali, il settore privato e la società civile, ma anche i partecipanti in campi specifici, come l’intelligenza artificiale, servizi digitali e informatici. I partecipanti manterrebbero e aggiornerebbero gli standard dei dati, supervisionerebbero i quadri di responsabilità e sosterrebbero i meccanismi per facilitare lo scambio e l’uso responsabile dei dati. La proposta di Global Digital Compact, che è stata proposta come parte della nostra agenda comune, dovrà anche affrontare le sfide di riunire molti diversi gruppi elettorali e potrebbe indicare la strada (…)”
Articolo completo c/o IOS Press Content Library